Molti appassionati neofiti di fotografia, scattano centinaia di foto tutte con lo stesso problema: invece che contribuire a comporre un'immagine coerente, l’angolo di inquadratura sembra casuale.
Come se l'angolo di ripresa fosse un semplice effetto collaterale della posizione in cui si trovava il fotografo al momento dello scatto.
Invece dovrebbe essere l'esatto contrario: prima decidi quale inquadratura vuoi, e poi ti posizioni di conseguenza.
Per questo, ho deciso di dedicare questo sconsiglio a mostrarti perché è importante la scelta della posizione da cui inquadrare la scena, almeno tanto quanto la scelta del soggetto che vuoi riprendere.
Lascia che mi spieghi meglio.
Molti fotografi alle prime armi pensano che l’atto della fotografia si risolva sostanzialmente nella scelta del soggetto. E poi restano delusi perché "non è venuto bene", oppure "non rende".
Ma non è così.
La realtà è che il fotografo deve prima di tutto fare un’opera di astrazione. Due cose rendono sostanzialmente diversa una fotografia dalla "realtà" che vediamo quando ci guardiamo intorno:
1. Il nostro cervello mette insieme migliaia di immagini per elaborare una rappresentazione tridimensionale e immersiva della realtà che ci circonda.
Al contrario, una fotografia cattura una piccolissima porzione dell’aspetto del mondo intorno a noi. Il cervello dello spettatore ha a disposizione solo questo scorcio per elaborare le sue impressioni.
Questo significa che il pezzo di realtà che riprendiamo deve essere autosufficiente nel trasmettere la sensazione che vogliamo suscitare con la nostra fotografia, senza beneficiare del contesto che invece è presente nel momento in cui scattiamo.
2. Il nostro cervello utilizza tutta la nostra conoscenza pregressa per "interpretare" la realtà che ci circonda.
Per esempio, proviamo a immaginare di guardare dal basso verso l’alto un grattacielo che si staglia davanti a noi.
Nonostante la fuga prospettica ci faccia percepire la convergenza delle linee verticali del palazzo, il nostro cervello le interpreterà come "dritte", perché è istruito a interpretare la prospettiva.
Nel caso della fotografia bidimensionale questo non avviene. Per questo alcune fughe o inclinazioni della linea dell’orizzonte sono così fastidiose nelle foto. Perché il cervello dello spettatore percepisce la distorsione della prospettiva senza avere gli elementi per interpretarla.
Tornando al nostro errore comune, molti fotografi agli inizi tendono a scattare ad altezza uomo, portano la fotocamera all’occhio e… click.
Sbagliato.
Esistono solo due possibilità per uno scatto eseguito in questo modo:
Ovviamente sto esagerando. Non sempre uno scatto eseguito ad altezza uomo è "sbagliato", ma quell'angolatura dovrebbe dipendere da una scelta ben precisa.
Invece, nel caso di chi inizia a fotografare, spesso, molto banalmente il fotografo non ha pensato alla possibilità di "muoversi" e ottenere altre inquadrature dello stesso soggetto: dall’alto, dal basso, cambiando l’inclinazione della linea dell’orizzonte, da più vicino o da più lontano.
Se hai un obiettivo zoom ti consiglio di fare questo esperimento:
Questo piccolo esperimento dovrebbe averti dato un’idea del potere che sta nella scelta dell’angolo di inquadratura.
Puoi fare tante altre prove dello stesso genere, ma ricorda: il traguardo deve essere riuscire a prevedere il tipo di fotografia che vuoi ottenere, e poi cercare il punto di ripresa giusto per riuscire a raggiungere lo scopo.
In questo senso all’inizio scrivevo che deve essere l’inquadratura a determinare la posizione del fotografo e non viceversa.
Tu pensa la foto che vuoi fare, cerca di immaginare quale dovrebbe essere l’inquadratura ideale, e poi fai in modo di ottenerla spostandoti fino a raggiungere l’angolo di ripresa che più si avvicina a quello che avevi in testa.