L’esposimetro non è infallibile, e lo imparerai a tue spese.
Proprio come è successo a me quella volta che durante una gita in montagna, davanti a un incantato paesaggio innevato ho deciso di scattare centinaia di fotografie facendomi prendere dall’entusiasmo. Ma poi che delusione una volta arrivata a casa! Tutte le foto erano sbagliate, scure, piatte. Che cosa avevo sbagliato? eppure l’esposimetro mi indicava una corretta esposizione.
Studiando le fotografie che avevo scattato, mi sono accorta che erano tutte sottoesposte, grigie.
Sicuramente questa esperienza, seppur deludente, mi ha insegnato tanto. E per questo voglio condividere con te ciò che ho imparato…sul campo.
La lezione che ho imparato si riassume in poche parole: mai fidarsi ciecamente dell’esposimetro, ma imparare a interpretarlo in base alla scena da fotografare. E, a seconda della scena che avrai davanti, imparare ad applicare la compensazione dell’esposizione.
In questo articolo ti spiegherò in maniera molto semplice cosa significa compensare l’esposizione, come e quando compensare l’esposizione.
Se poi volessi approfondire la teoria, ti consiglio l‘articolo sul sistema zonale di Ansel Adams, dove invece la questione viene affrontata in maniera molto esaustiva e decisamente più complessa da un punto di vista tecnico.
Ma ora, cominciamo!
Nella tecnica fotografica, compensare l’esposizione vuol dire dunque aumentare o sottrarre luce modificando i parametri proposti dagli algoritmi dell’esposimetro.
Quando scegli di scattare una modalità di scatto automatica o semi-automatica (Priorità dei tempi (S), priorità dei diaframmi (A) o Program), è la fotocamera che suggerisce i parametri da usare per esporre correttamente la scena da fotografare. Così, nella modalità Program e Automatica suggerisce sia il tempo che il diaframma, mentre in A sceglie il tempo di scatto e in S sceglie l’apertura del diaframma.
La scelta di questi parametri avviene in base alla misurazione che esegue l’esposimetro. L’esposimetro misura la luce riflessa dalla scena ed è tarato su un valore medio di grigio (grigio 18%), cioè un valore che l’occhio umano vede come media tra il bianco e il nero assoluti. Per l’esposimetro, ogni scena riflette una luce pari al 18%. Ma a questo punto puoi intuire da solo che c’è qualcosa che non va: ovvero, se se l’esposimetro cerca di trovare l’una esposizione che vada bene sia per i toni chiari che per i toni scuri, eseguirà una media tra i due colori riportandoli a un grigio medio.
In questa immagine possiamo vedere come l’esposimetro registra la luminosità della scena: come se fosse un grigio medio (18%)
E allora cosa succede all’esposizione delle fotografie?
Nella maggior parte dei casi nulla. Il sistema di misurazione risulta corretto nella maggioranza delle situazioni. Ma se un’immagine ha sia parti molto luminose che altre molto scure, l’esposimetro cerca di mediare tra i valori e li riporta al grigio medio 18%.
Ed ecco il perché della mia deludente esperienza nel fotografare campi innevati. L’esposimetro aveva sottoesposto la mia immagine, e il risultato è stata un’immagine di neve grigia e spenta, che niente aveva a che fare con il bianco candido e brillante della neve.
Se avessi compensato l’esposizione tutto questo non sarebbe accaduto, e sarei tornata a casa con foto correttamente esposte.
Anche le reflex più sofisticate possono essere ingannate!
Abbiamo visto che l’esposimetro delle macchine fotografiche è tarato per la percezione del grigio medio (18% della luce), e anche la modalità di esposizione (Spot, Matrix, Ponderata centrale… ) scelta va a impattare notevolmente con questa taratura.
La compensazione dell’esposizione allora è utile in casi di scene:
Il grigio medio percepito dall’esposimetro fa sì che quest’ultimo ci azzecchi con la maggior parte delle situazioni “neutre” in termini di luce. Le vie di mezzo sono il suo forte ma, anche se sono le prevalenti, non di rado ci troviamo a volere immortalare scene fuori da questo range. Vediamo allora…
Dopo aver spiegato perché compensare l’esposizione, viene ora il secondo quesito: quando compensare l’esposizione. La tecnica fotografica non è scienza, per cui… non esiste una regola univoca che ti dice quando compensare l’esposizione.
Ho appena descritto dei casi estremi in cui l’operazione ha sempre una sua utilità, indiscutibilmente. Con il tempo e l’esperienza però, potrai sentire spontaneamente l’esigenza di una compensazione dell’esposizione e percepire da solo le situazioni in cui l’esposimetro può essere ingannato.
Se ancora non hai acquisito la sensibilità giusta per capire al volo che la scena che vuoi immortalare necessita la compensazione, ecco alcuni esempi piuttosto tipici che rispondono alla tua domanda:
In questa fotografia di una montagna innevata la neve sembra grigia; perché l’esposimetro, di fronte a un soggetto molto chiaro ha sottoesposto.
Questa fotografia, uguale alla precedente, è stata scattata compensando l’esposizione. Come puoi vedere tu stesso, ora le neve non è più grigia, ma bianca
Come vedi, potrei andare avanti all’infinito con esempi di quando compensare l’esposizione. Ma avrai capito che, alla fine, è una questione di sensibilità che si acquisisce nel tempo. Solo facendo molte fotografie, e accorgendosi di conseguenza che molti scatti sono chiaramente “usciti male”, ci si accorge di quando è il momento di intervenire.
E se tanti esempi possono confondere le idee, allora mi sento di dire che: devi usare la compensazione dell’esposizione quando in una scena prevale un elemento molto chiaro e luminoso o quando, al contrario, è dominante un soggetto scuro, prossimo al nero.
In questa foto, cerchiato in azzurro, puoi vedere il pulsante di compensazione dell’esposizione. In questa fotocamera Nikon D5600 basta tenerlo premuto e agire sulla ghiera di comando principale (quella posta sul retro).
Scegliere quando e quanto compensare l’esposizione non è semplice; farlo invece è abbastanza facile, perché praticamente tutte le fotocamere di un livello decente offrono una funzione specifica.
Molte fotocamere, inoltre, possiedono anche una funzione che segnala le zone sovraesposte e sottoesposte, usando colori lampeggianti.
Venendo agli aspetti pratici, l’ultimo quesito – come compensare l’esposizione – ha una risposta molto facile:
Sul retro di questa fotocamera Canon vediamo come viene impostata la compensazione esposizione Canon. La modalità di scatto impostata è P (Program). Sotto vediamo la scala della compensazione dell’esposizione, che in questo caso va da -3EV a +3EV.
La scala di correzione funziona con l’unità di misura dello stop.
Il +1 Stop sta a significare che la fotocamera fornirà un’esposizione doppia rispetto a quanto programmato automaticamente dall’esposimetro, e così via con la scala. Di contro -1 stop vale il contrario: l’esposizione in questo caso è esattamente la metà di quella proposta dall’esposimetro (-2 un quarto ecc.).
Solo fotografando tanto, e scene sempre differenti ti renderai conto che, per quanto la tua fotocamera sia altamente tecnologica, evoluta e all’avanguardia, non sempre basta. Tutte le macchine fotografiche hanno dei limiti e non possiamo affidarci completamente a loro senza aggiungere un po’ di osservazione, senso critico e ragionamento. Perciò quello che ti consiglio e che vale sempre, in ogni occasione, è di non fidarti ciecamente del tuo esposimetro. Valuta la scena che devi fotografare e in base a quella decidi se operare una correzione dell’esposizione. E non dimenticare di non basarti solo sul tuo occhio, che ha un tempo di adattamento immediato, ma usa l’istogramma per avere un quadro più corretto e oggettivo della luminosità della tua fotografia.