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10 consigli per migliorare le foto di paesaggio

10 consigli per migliorare le foto di paesaggio


La fotografia di paesaggio non è così semplice come sembra: vediamo dunque insieme come ottenere il massimo ora che le passeggiate all’aperto sono più frequenti e magari ti stai preparando per le agognate vacanze estive.

Siccome (stavolta) non voglio scomodare categorie filosofiche, considerazioni su Indice e Icona, regole e regolette, parto da un presupposto semplice ed efficace: tu che mi stai leggendo vuoi scattare delle fotografie che siano ben fatte, efficaci nel rendere una determinata atmosfera, e che comunichino qualcosa a chi le vedrà. Giusto?

E allora tieni conto che, al di là di tutto, per ottenere risultati validi occorre avere molta esperienza e una certa capacità di vedere il mondo circostante, laddove i più si limitano a scrutarlo superficialmente.

Questo, beninteso, se tu vuoi ottenere dei risultati davvero validi: se ti accontenti della “fotina-ricordo” (e non c’è niente di male in questo) allora è un altro discorso.

Ma anche in quest’ultimo caso i 10 consigli che vado a darti potranno comunque tornarti utili.

Sebbene solo col tempo, la pratica e molta riflessione, ma anche molte letture e visite a mostre e musei, si possa crescere come fotografi, e non solo di paesaggio, ecco la mia lista di cose che puoi provare a fare subito: siamo a maggio, ovunque ci sono colori, fioriture e spunti creativi, perciò le occasioni non ti mancheranno…

1. The waiting game, così ho visto definire la fotografia di paesaggio su una rivista britannica: il gioco dell’attesa.

A differenza di altri generi fotografici, molto dinamici e in cui devi cogliere l’istante al volo, nella fotografia di paesaggio non importa quanta fatica (o meno) tu abbia fatto per raggiungere il posto giusto e promettente: il più delle volte dovrai attendere che le condizioni siano quelle giuste.

E se quando arrivi le condizioni sono già quelle giuste… beh, è troppo tardi! Anticipa sempre.

Se miri a fotografare l’alba, dovrai essere sul posto che ancora è notte; se punti al tramonto (che tutti infatti amano perché è più comodo!) dovrai avere davanti a te la composizione quando il sole è ancora ben al di sopra dell’orizzonte.

Mentre attendi, cerca di rilassarti e di sentire cosa provi davvero rispetto a ciò che hai di fronte, focalizza, ancor prima dell’obiettivo, le tue emozioni. Non farne solo un fatto tecnico, come ti dico nel punto successivo.

2. Usa la testa, non solo il cuore.

Insomma, fotografare, specialmente il paesaggio, vuol dire avere voglia di esprimere delle sensazioni: la grande scuola di riferimento è il Romanticismo letterario e pittorico, e il mito del Sublime.

Ma non esagerare: non sei un membro del movimento letterario Sturm und Drang, sei un fotografo, e devi riflettere e meditare bene per scattare belle foto, ma sempre avendo ben presente che quel che vuoi ottenere è una fotografia, che ha un suo modo di raccontare e di comunicare.

Nella fotografia di paesaggio, più che in altri generi fotografici, la tecnica è al servizio dell’emozione, proprio per la difficoltà di evitare il più possibile la suddetta “foto cartolina”, lo spauracchio che devi sempre fuggire. Non fotografi un paesaggio, ma il riflesso di te in quel paesaggio. Ricordalo sempre!

3. Sii un adepto della luce. 

Il bravo fotografo di paesaggio sa come sfruttarla per fare foto migliori. Ma attenzione: non esistono solo albe o tramonti. Tutta la giornata può essere adatta a scattare, se sappiamo come agire.

In autunno e inverno le giornate sono più brevi ma la luce, grazie al fatto che il sole è più basso, rimane buona per quasi tutto il tempo.

Viceversa in primavera e in estate le giornate sono lunghe, è vero, ma per la gran parte del tempo il sole è alto, le ombre dure, le tonalità tendenti al bluastro. In queste stagioni, a maggior ragione, dovrai sfruttare le prime e le ultime ore del giorno. In estate, in compenso, può far piacere realizzare qualche scatto notturno.

Perciò tieni conto della stagione e chiediti: com’è esposto il nostro soggetto? Dove sarà il sole quando saremo lì? A che ora sorge e tramonta?

Un’occhiata a siti come SunCalc potrà aiutarti di certo, ma conta molto anche l’esperienza. Se vuoi fotografare con la luce calda della sera e poi avrai la nostra amata stella proprio in faccia, corri il rischio di far naufragio (fotograficamente parlando).

4. Gli strumenti più utilizzati dal fotografo non sono fotocamere e obiettivi, sono i riflessi e le ombre.

Il riflesso ti permette di creare giochi ottici di grande impatto, ma ricordati sempre che non è così facile come sembra fare in modo che l’esposizione del cielo e del suo riflesso, ad esempio sull’acqua, siano “coerenti”: è questo il settore in cui più ti serviranno i filtri a lastrina graduati grigi ND (gradual ND).

Le ombre, invece, sono quelle che creano la “trama” della foto: possono essere ombre pesanti, nette e nere, come in certe foto di architettura, delicate e sottili o anche del tutto assenti, come quando il cielo è nuvoloso o c’è la nebbia.

Puoi avere un certo controllo dei riflessi e delle ombre (almeno sulla componente bluastra) grazie a un filtro polarizzatore, che specialmente in primavera-estate può davvero tornare utile, anche per dare tono a un cielo un po’ debole.

5. Il tempo è l’altro strumento importante a disposizione del fotografo.

Variandolo, si ottengono risultati assai diversi. Ad esempio, i riflessi sull’acqua, con tempi di scatto lunghi, tendono a sparire. Viceversa, con tempi di scatto veloci, è possibile fermare anche le singole gocce d’acqua di una cascata.

In generale, nella fotografia di paesaggio si preferiscono tempi di scatto dilatati, in modo che le parti in movimento, venendo mosse, aggiungano una certa dose di fascino alla scena ripresa.

 

Ma non abusare di questa tecnica: al pari di ogni tecnica, va usata quando e dove serve. I tempi di scatto rapidi trovano un uso più limitato, ma sono preziosi se nella scena ripresa ci sono animali di passaggio, o si vogliono ottenere risultati diversi, appunto, dal solito.

6. A proposito di “solito”: diffida delle mode!

Oggi “vanno” colori accesi, con tonalità esagerate e francamente innaturali. La natura è colorata di suo, senza che sia necessario premere sull’acceleratore.

Stai anche molto attento ai trucchetti da quattro soldi: sono efficaci se usati con parsimonia e a ragion veduta.

Mi riferisco ad esempio all’effetto Orton, così chiamato dal nome del primo fotografo che ha iniziato a usarlo in modo esteso. Ai tempi della pellicola, si realizzava creando un “sandwich” di due diapositive della stessa scena, una a fuoco e una sfocata. Si otteneva un’immagine più satura, con le alte luci diffuse, e un’atmosfera romantica.

Oggi si può fare in digitale: ci sono molti tutorial in giro, ma alla fine puoi anche semplicemente creare un secondo livello della foto, sfocarlo parecchio e fonderlo in modalità “luce soffusa”, e regolare l’effetto a piacere.

Ma oramai lo usano tutti, perciò occhio!

7. Il bravo fotografo, anche se oramai digitale, sa che ci sono accessori utili, accessori indispensabili e accessori dannosi.

Tra gli indispensabili metterei alcuni filtri, che in effetti non possono mancare nella borsa del bravo paesaggista: i citati filtri graduati, gli ND (Neutral Density) che servono a ridurre la luce in entrata nell’obiettivo e permettono di allungare i tempi di scatto (ne riparleremo in una prossima recensione, ma intanto ti consiglio almeno un ND8, di uso più generale, e un ND1000, per creare effetti speciali), e un polarizzatore, come detto sopra.

Quest’ultimo può svolgere anche la funzione di un moderato ND.

8. Il meteo conta!

Dovresti controllare sempre il bollettino meteorologico prima di muoverti!

Nella fotografia di paesaggio, il cielo e la luce sono elementi fondamentali ed è ovvio che sono condizionati dal tempo atmosferico.

Generalmente, si preferiscono condizioni perturbate ma non troppo: cieli tempestosi, con nuvoloni neri e magari qualche raro squarcio di blu sono la condizione migliore. All’alba e al tramonto le nubi di questo tipo (nembi, cumulunembi & Co.) si colorano di rosso, giallo, magenta e sono da sole uno spettacolo!

Un bravo fotografo di paesaggio dovrebbe anche essere un amante (e un conoscitore) delle nubi. Ti consiglio il bellissimo volume “Cloudspotting” per imparare ad apprezzarle, mentre ti ricordo che le nuvole possono essere anche loro stesse un soggetto: per averne prova, visita il sito della “Cloud Appreciation Society“!

Nubi come gli strati, che danno vita (si fa per dire) a cieli uniformemente grigio chiaro, o cieli totalmente privi di nuvole, sono a dire il vero di una noia mortale, ma se sei in gamba anche loro possono riservare sorprese. Un maestro dei cieli grigi era, ad esempio, Luigi Ghirri.

9. Il fotografo si bagna e sente caldo o freddo.

E’ così, fattene una ragione! Le foto migliori, o più originali, vengono fuori da situazioni per l’appunto inusuali. Come detto nel punto precedente, il meteo conta, e pioggia e neve in inverno, o foschia e calore in estate danno al paesaggio un aspetto diverso a seconda della loro intensità.

Cito sempre l’esempio delle foto a mezzogiorno (al netto dell’ora legale) in pieno agosto: si tratta della peggior condizione di luce possibile, eppure se ne può ricavare qualcosa di buono, se solo si applica sensibilità e creatività, il mix magico della fotografia.

10. Stai alla finestra!

Nel senso che spesso una buona inquadratura passa attraverso la definizione di uno spazio di osservazione. Può essere davvero una finestra, ma anche lo spazio tra due alberi, un buco nel muro, l’ingresso di una grotta, o cose del genere.

Ricorda che devi pilotare lo sguardo, guidarlo dentro la tua immagine, impedirgli di fuggire via. Cosa c’è di meglio che costringerlo dentro una “cornice”? Se poi inserisci nella scena una figura umana (anche te stesso, se non hai altri a disposizione), darai anche il senso delle dimensioni, facendo sembrare il paesaggio più ampio di quello che è in realtà.

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